Da quasi 30 anni l’aspartame è usato nell’alimentazione mondiale…
Il suo elevato potere dolcificante, 200 volte maggiore di quello del saccarosio, permette, con pochi (20) milligrammi, di dolcificare un caffè. L’apporto calorico fornito in casi come questo è trascurabile, attestandosi attorno a 0,08 kCal; ciò permette di inquadrare l’aspartame, insieme alla saccarina e al ciclamato, nei dolcificanti ipocalorici, comunemente etichettati come “zero calorie”. Spesso, questi tre dolcificanti vengono usati in miscela, abbassando ulteriormente, a parità di azione dolcificante, la dose impiegata. L’industria alimentare ha interesse a produrre alimenti dolci e a basso contenuto di zuccheri semplici e questo non deve destare meraviglia: al di là del basso costo di produzione, un prodotto edulcorato con aspartame può soddisfare le richieste di un mercato fatto da consumatori sempre più in sovrappeso, attenti a contenere il rischio di patologie cardiovascolari e metaboliche, come il diabete mellito(1)*. La diffusione ubiquitaria dell’aspartame in bevande, alimenti e farmaci ha sempre sollevato l’interesse di enti regolatori, comunità scientifica e mondo dell’informazione, piuttosto attenti a valutarne la sicurezza d’uso. Negli anni si sono susseguiti, ora affermando, ora mettendone in discussione la sicurezza, decine di pubblicazioni scientifiche. Alcune non hanno mancato di sollevare l’attenzione dei media, per via dei risultati presentati e del modo di presentarli. La reazione del pubblico alla notizia di una carcinogenicità “multipotenziale” dell’aspartame non è prevedibile, ma ci si può figurare che tra i consumatori vi siano persone che richiedano più informazioni, così da poter correggere o mantenere le proprie abitudini alimentari. Apprezzando l’ampio lavoro di divulgazione che trasmissioni come Report quotidiamente svolgono e riconoscendo a giornalisti e conduttori nessuna pecca se non quella di perseguire una “verità” che sia semplice, sentiamo la necessità di integrare quanto visto con alcune informazioni addizionali, così da poter contribuire a formare, nei consumatori, un’opinione più completa. E’ per questo che, ad una breve descrizione delle proprietà critiche dell’aspartame, seguirà una sezione FAQ (domande frequenti), volta a completare quanto già appreso attraverso altri canali.
L’aspartame causa il cancro?
Potrete farvi un’idea più dettagliata controllando le condizioni sperimentali dello studio condotto dall’istituto Ramazzini(2). E’ uno studio robusto e meticoloso, che va a simulare condizioni di difficile attuazione nella realtà quotidiana: la dose minima impiegata è di 242 mg/kg corporeo di aspartame, circa 6 volte l’ADI (dose giornaliera accettabile). Un uomo di 70 kg dovrebbe consumarne più di 16 grammi al dì, molto più di quello contenuto in un’intera confezione di dolcificante. Per addolcire un caffè ne bastano 20 mg totali. Lo studio dimostra, poi, un aumento significativo dei tumori solo per dosi che vanno dai 987 mg/kg in su, piuttosto difficili da ottenere in pratica. Le dosi impiegate, così come alcune particolarità nel design dello studio, hanno sollevato critiche nella comunità scientifica, soprattutto in merito alla non paragonabilità dei risultati rispetto agli standard delineati dalle linee guida. E’ verosimile che la popolazione non cambierà le proprie abitudini in relazione allo studio, perché il consumo effettivo, soprattutto in Italia, è ben al di sotto dei valori soglia. Lo studio ha, però, il merito di rimettere seriamente in discussione il valore dell’ADI (40 mg/kg), derivante da un NOAEL ( dose di non insorgenza di effetti avversi, ndr) troppo alto. In altre parole, avendo riscontrato nello studio un valore di NOAEL inferiore ai 4000 mg/kg (come indicato negli studi degli anni ’70), il valore di ADI (per sicurezza, 1/100 del valore NOAEL) dovrebbe essere rivisto dagli enti regolatori, FDA ed EFSA. E’ previsto per Settembre il pronunciamento europeo.
Qual è il meccanismo di tossicità dell’aspartame?
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L’aspartame viene convertito in acido aspartico a livello dell’intestino. Che cos’è?
Perché impiegare aspartame, saccarina ed altri edulcoranti nelle diete dei paesi occidentali?