Alimenti e Farmaci
Pompelmo: Il Succo della Questione
Scegliere al meglio cosa mettere nel carrello della spesa

Succo di Pompelmo e Farmaci: Tante Sorprese, ma Non Tutte Amare

2560 1684 Michele

Il Pompelmo

è un antico ibrido ottenuto dall’incrocio tra pomelo e arancio. Il frutto si presenta come un grande agrume dal colore giallo e dal caratteristico gusto amaro, conferito dalla limonina, uno dei numerosi glicosidi presenti nel succo e/o nei semi. Il pompelmo ha dalla sua un basso contenuto calorico e un buon tenore di vitamina C; questo permette di includerlo nella maggior parte delle diete per perdere peso; è frequente trovarlo nei cocktail, grazie alla sua importante nota amara e l’estratto dei semi è dotato, tra l’altro, di una buona capacità antimicrobica (funghi e batteri Gram+). L’elenco di tutte le sue virtù è tuttavia incompleto se non si ricorda che è il succo di pompelmo è un potente inibitore del metabolismo dei farmaci, in grado di aumentare  considervolmente la potenza delle dosi assunte, causando dei veri e propri cortocircuiti metabolici. Gli esiti sono spesso, ma non sempre, rischiosi per la salute.

UN PO’ DI STORIA


La scoperta dell’interazione del succo di pompelmo con i farmaci di deve al lavoro del Dr. David Bailey, dell’Università del Western Ontario, in Canada. Nello studiare le interazioni tra alcool e l’antipertensivo felodipina, il dottore era alla ricerca di un eccipiente che potesse mascherare il terribile sapore dell’alcool, per un astemio, almeno. Dopo un weekend di prove domestiche, scelse il succo di pompelmo come componente per questa operazione di taste masking. Lo stupore che conseguì all’inizio degli studi fu grande, perché i livelli di felodipina nel sangue dei soggetti si erano considerevolmente innalzati, quasi quintuplicati. Accertato che l’alcool non avesse alcun ruolo in quest’interazione e confermate le dosi iniziali di felodipina, il team di ricerca del Dottor Bailey concluse che qualcosa, all’interno del succo di pompelmo, doveva aver aumentato l’effetto della felodipina. Il lavoro fu pubblicato all’inizio degli anni ‘90 sulla prestigiosa rivista “The Lancet” e da allora, dopo un’iniziale periodo di disinteresse, lo studio delle interazioni del succo ha prodotto una mole di ricerche importanti per la comunità scientifica e i pazienti di tutto il mondo. Ad oggi è noto che alcuni composti organici (forse la bergamottina o la naringina) presenti nel succo e nel frutto vanno ad inibire, bloccandone l’attività, l’enzima citocromo P450 3A4 (CYP3A4);  questo è responsabile, a livello intestinale ed epatico, dell’inattivazione molti farmaci e xenobiotici. Il risultato macroscopico è che ingerendo del succo di pompelmo (circa 250 mL) o la sua polpa, si uò avere un blocco, fino a 24 ore, dell’attività del CYP450 3A4, che non potrà più degradare alcuni farmaci. Questo può essere un problema, perché le dosi quotidiane di farmaco sono stabilite tenendo già conto di questa trasformazione, risultando efficaci ma non tossiche. Con il CYP3A4 inibito dai dal succo di pompelmo, la dose di farmaco assorbito può essere più alta del previsto e passare, nel sangue, dal livello terapeutico a quello tossico. Il caso della felodipina, antipertensivo appartenente alla classe dei calcio antagonisti, è emblematico, con un innalzamento dei livelli ematici di 4 o 5 volte; in questo caso, è facile per un paziente avere esperienza degli effetti collaterali classici come il rossore, lo stordimento o i capogiri. Altri farmaci come gli anticoncezionali estro-progestinici, le “pillole”, subiscono un innalzamento dei livelli dell’etinilestradiolo, con un aumento del rischio di dolore mammario e nausea. La lista dei farmaci interagenti si è allungata notevolmente, negli anni. Si contano diverse decine di farmaci, di cui almeno 30 presentano un aumento considerevole del rischio di effetti collaterali. In tabella 1 sono riportati i casi più importanti e diffusi. Molecole importanti  come le statine possono essere “potenziate”  dall’assunzione di succo di pompelmo; è il caso dell’atorvastatina, nota al pubblico con i nomi di Totalip e Torvast, della rosuvastatina, (Crestor) e della simvastatina, il Sivastin (Sinvacor). Ad un aumento della dose assorbita può seguire un aumento del rischio di danno muscolare, anche se non tutti i pazienti avranno esperienza di effetti collaterali imporanti, bevendo quotidianamente succo di pompelmo. Esiste infatti una sensibilità individuale che dipende dal DNA del singolo individuo; al variare dell’espressione dei geni per il CYP3A4 si avranno individui insensibili o ipersensibili al succo di pompelmo; alcuni avranno un numero di enzimi nell’intestino maggiori di altri e questo significherà una sensibilità diversa a qualsiasi inibitore. Gli studi di genetica di popolazione possono chiarire la sensibilità al succo in base alle etnie e /o altre caratteristiche della popolazione. I dati ottenuti possono essere particolarmente importanti quando il dosaggio di un farmaco risulta critico ai fini dell’efficacia terapeutica: è il caso degli inibitori della proteasi, come il saquinavir, fondamentali nei pazienti HIV positivi. Variazioni d’espressione genica possono rendere il paziente insensibile alla terapia, riducendo la quota di saqunavir assorbito. L’uso di inibitori del CYP3A4, tra cui il succo di pompelmo, potrebbe migliorare, almeno in teoria, l’efficacia di questi farmaci.

ALTRI USI DEL SUCCO DI POMPELMO


Come appena accennato, lo studio delle interazioni del pompelmo ha stimolato l’uso del succo per ridurre la dose di farmaco necessaria ad ottenere l’effetto terapeutico: se somministrando una dose intera si può andare incontro a effetti collaterali, riducendo le dosi si possono ottenere effetti normali e/o prolungati; considerato l’elevato costo che spesso i pazienti si trovano a sostenere per una terapia, questa possibilità ha il vantaggio di ridurre la spesa e, magari, di aumentare l’accessibilità alle cure. Un esempio importante è costituito dai farmaci immunosoppressori Ciclosporina (Sandimmun) e Tacrolimus (Prograf), entrambi costosi, ma indispensabili per prevenire, ad esempio, la sindrome da rigetto nei pazienti trapiantati. Un accurato dosaggio del succo di pompelmo potrebbe, teoricamente, ridurne le dosi somministrate mantenendone l’efficacia; l’aggiustamento posologico sarebbe tuttavia molto complesso, dovendo ricorrere sistematicamente ad un’equipe di specialisti, monitorando costantemente gli effetti del farmaco ed evitando rischiosi “fai da te”.

 

IL SUCCO DI POMPELMO NELLA VITA QUOTIDIANA


E’ importante ricordare che il succo di pompelmo aumenta la durata d’effetto della caffeina, principale xantina del caffè. Data l’azione stimolante sul tessuto nervoso e muscolatura, si potrebbe essere tentati di usare il pompelmo per amplificarne l’effetto; questa interazione è tuttavia trascurabile nella maggior parte dei casi, sebbene alcuni integratori ad effetto termogenico usino l’estratto secco di pompelmo per “amplificare” l’effetto della caffeina presente in formula. Rimane da dimostrare in via definitiva l’importanza di quest’effetto, perché la naringenina, potenziale inibitore del metabolismo delle xantine, non sembra allungare la durata d’effetto della caffeina.

SUCCO DI POMPELMO: DOMANDE FREQUENTI


1. Il pompelmo e il suo succo hanno lo stesso effetto?

Sì. Il complesso di molecole organiche (tra cui naringina/naringenina e bergamottina/diidrossibergamottina) sono presenti  sia nel frutto fresco che nel succo.

2. Quanto dura l’effetto del succo di pompelmo? Quanto bisogna assumerne? 

L’effetto del succo di pompelmo dura in media 24 ore, ma può persistere, in soggetti predisposti, fino a 2 giorni; è dunque di lunga durata. Il consumo di 200 – 250 mL di succo è sufficiente a inibire l’enzima CYP3A4 a livello intestinale.

3. I succhi degli altri agrumi (arancia, limone) sono sicuri?

Sì. Il componente attivo nel succo di pompelmo sembra essere, per quanto non vi siano evidenze conclusive, un derivato della bergamottina e questa è presente solo nel pompelmo (o nelle arance di Siviglia, usate per alcune marmellate di agrumi)

4. In caso di terapia con farmaci intergenti è obbligatorio non assumere succo di pompelmo?

No. Esiste una suscettibilità individuale dovuta all’espressione genica del CYP3A4. Per cui, esistono individui sensibili e individui non sensibili all’effetto del succo di pompelmo. In generale, si può dire che l’assunzione “non è raccomandata”.

5.  E’ possibile usare il succo di pompelmo per amplificare l’effetto della terapia farmacologica o per ridurre le dosi di farmaco?

Teoricamente sì, perché il succo di pompelmo aumenta l’assorbimento a parità di dose. Bisogna tuttavia adattare la dose alla sensibilità individuale e monitorare l’effetto sotto la supervisione di personale medico, evitando rischiosi “fai da te”.

Michele

CTF, attualmente num.933 dell'Ordine Farmacisti Latina. Amo la farmacologia, la divulgazione scientifica e la tecnologia.

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