Prodotti Solari
- Una Guida per Scegliere la Protezione Adatta -
... Per Chi Vuole Scegliere Consapevolmente... e al Meglio

Prodotti Solari: Una Guida per Scegliere la Protezione Adatta

1487 925 Michele

Tempo di Lettura Stimato

 

Il mercato dei prodotti solari ha visto crescere, negli anni, il numero referenze, soddisfando e stimolando la domanda di prodotti specifici; non è raro trovarsi davanti a metri di scaffali riempiti d’ogni tipo di prodotto, con una profondità ‘assortimento che rivaleggia con i più rinomati brands del make up. Alcune piccole considerazioni, però, possono aiutare ad orientarsi nella scelta del prodotto adatto.

 

1. NON ESISTONO SOLARI PERFETTI. ESISTONO SOLO SOLARI ADATTI


Stabilizzato. Resistente all’acqua. Antiossidante. Antisabbia. Protezione estesa. Sono moltissime le caratteristiche di un solare moderno, per cui, il primo consiglio è quello di non lasciarsi tentare dalla fretta c dalle offerte che affollano gli scaffali. Il valore del prodotto sta nel soddisfare le esigenze particolari di ogni consumatore.

Abbronzarsi In Salute e Prevenire l'Invecchiamento...

Abbronzarsi In Salute e Prevenire l’Invecchiamento…

2. IL VALORE DI SPF: MEGLIO ABBONDARE


8 persone su 10 non usano correttamente il solare, applicandone spesso meno della metà di quanto necessario. Il fattore diprotezione decresce in maniera non lineare e applicando 1 mg/cm2 invece dei soliti 2 mg/cm2 richiesti dai test, si ottiene una protezione che è meno della metà del fattore dichiarato. Il risultato macroscopico è quello di proteggersi meno di quanto ci si possa aspettare, con aumento del rischio di eritema e trasformazioni tumorali della pelle. In particolare, quando si rientra nei Fototipi le lI è bene “eccedere”, scegliendo fattori di protezione più alti di quelli necessari: anche applicandone meno, si rimane al sicuro. In America, dove considerano i solari veri e propri farmaci da banco, tiene ancora banco la discussione sul reintrodurre (o meno) indicazioni di SPF del tipo “SPF 100+”; sebbene fuorviante in linea teorica*, questo può protezioni effettive attorno a 60 (valore che viene indicato in Europa come SPF 50+). Una soluzione comoda è invece usare il tappo con erogatore a bottone: attraverso un’erogazione ben precisa attraverso ogni singola pressione, è possibile dosare sul viso (attraverso una media di 6-7 pressioni) una quantità di prodotto sufficiente a ottenere il fattore dichiarato in etichetta.

SPF indica Sunburn Protection Factor e va inteso come un fattore moltiplicativo del valore MED, la Minimal Erythemal Dose. II Valore MED può essere inteso come il “tempo di scottatura medio” di una pelle esposta ad una lamapda ultravioletta; in presenza di un SPF6 il tempo di scottatura aumenta di 6 volte, in presenza del 30 di 30 volte e così via. Poiché la “scottatura da sole” o eritema solare è prevalentemente un effetto degli UV-B, ne consegue che I’SPF è un indice della protezione dagli UV-B e ha poco a che fare con la protezione UV-A, da cui dipende (in prevalenza) l’invecchiamento cutaneo** . Ai sensi delle direttive europee sui prodotti solari, per un dato valore di SPF, la protezione sugli UV-A deve essere almeno 1/3 della protezione UV-B.

3. I SOLARI: MEGLIO FOTOSTABILI O FOTOSTABILIZZATI?


La stabilità di un filtro chimico è uno dei problemi chiave dei solari: molte sostanze assorbono bene la radiazione UV nella prima ora, per poi cominciare a decomporsi perdendo efficacia: ne consegue che il valore SPF scende (talvolta crolla) con l’andare del tempo, smettendo di proteggere come dovrebbe. II fenomeno è dovuto all’assorbimento stesso della luce UV: l’eccesso energetico può essere smaltito in tanti modi ( aumento dell’energia cinetica, ri-emissione, ecc.), ma la decomposizione per radicalizzazione è sicuramente quello che porta ad una diminuzione dell’efficacia dei solari. Talvolta, se non correttamente stabilizzati, i prodotti di decomposizione possono essere dannosi per la pelle, portando al danno da cui il solare avrebbe dovuto proteggere: è il caso  -più teorico che pratico, in verità*** – dell’ Oxybenzone o Benzophenone-3; se non stabilizzato dalla formula, nell’arco di 60-90 minuti il filtro poteva passare dal proteggere dagli UV ad indurre danno da radicali liberi. In questo e in altri casi (come con i filtri UV-B Ethylhexyl Methoxycinnamate e UV-A Avobenzone) si rende necessario il ricorso a molecole note come stabilizzanti che prevengano la decomposizione dei filtri chimici; tra tutte, l’Octocrylene  è il più utilizzato; altro esempio è il più recente Tinogard. Un solare in cui siano stati aggiunti degli stabilizzanti si definisce, prevedibilmente, “foto-stabilizzato”, mentre quello che non ne ha necessità viene definito “fotostabile” ed è il caso delle formulazioni che impiegano filtri come il Tinosorb S o il Tinosorb M. Questi filtri, oltre ad avere una copertura ad ampio spettro, non hanno bisogno di stabilizzanti, funzionando spesso da stabilizzatori nei confronti dei filtri instabili. In conclusione, fotostabili o fotostabilizzati, è importante che garantiscano il fattore di protezione indicato più a lungo possibile: analizzare le formule può essere difficile, per cui chiedete prima in farmacia.

4. FILTRO SOLARE O SCHERMO SOLARE?


Tutti e due, se possibile. Ad esser precisi, con filtro (sunscreen) si intende il filtro chimico ad assorbimento, mentre con schermo (sunblock) si intende un materiale ad azione riflettente e disperdente sulla luce UV. Gli schermi fisici hanno dalla loro un’ampio spettro di copertura, una fotostabilità intrinseca e la possibilità di ottenere valori di SPF molto elevati. Gli esempi più tipici sono l’ossido di Zinco (ZnO) e il biossido di Titanio (TiO2), ma anche filtri come il Tinosorb M hanno proprieà di riflessione di tipi sunblock. L’aspetto meno piacevole degli schermi sta nella patina bianca che possono lasciare sulla pelle; tuttavia, le formule di nuova generazione hanno delle particelle piccolissime le permettono di formulare schermi invisibili. Anche gli schermi, però,  non sono perfetti: sembrerebbe infatti che le particelle, eccessivamente piccole, possano avere un’attività catalitica sulla decomposizione di altri componenti della formula; tuttavia, gli studi a sostegno simulano condizioni limite difficili da rinvenire nei prodotti in commercio. In conclusione, non esiste una preferenza assoluta tra schermi e filtri solari: è l’efficacia della combinazioni a garantire una protezione ottimale.

5. RIAPPLICARE IL SOLARE? SPESSO E VOLENTIERI!


Le linee guida comunitarie. operative dal 2009, impongono di indicare in etichetta “frequenti riapplicazioni”. Le motivazioni sono di semplice comprensione: sebbene stabilizzati, vengono dilavati dalla sudorazione e sebbene resistenti all’acqua non resistono alla frizione dell’asciugamano; qualora si trovasse scritto “molto resistente all’acqua”, si deve escludere, per precauzione, quella di piscina, perché i composti clorurati all’interno possono decomporre i filtri chimici, soprattutto i cinnamati. In ogni caso, si avrebbe una diminuzione non prevedibile e (rischiosa) dell’SPF; pur continuando a raccomandare delle formule ad alto SPF e resistenti all’acqua, non si deve essere tratti in inganno e applicare il solare nuovamente ad intervalli di non più di 3 ore.

6. SOLE E RUGHE: QUALE SOLARE SCEGLIERE?


Rughe e macchie sono dovute in generale agli UV-A. Stando alle linee guida, un Solare “UV-A conforme” dovrebbe proteggere per almeno un terzo del Valore SPF. Questo risulta spesso critico nella scelta dei solari, perché  il PPD****, misura biologica della protezione “antinvecchiamento”  non viene segnalato, se non attraverso l’apposizione di un simbolo (la scritta “UV-A” cerchiata) per indicare il rispetto delle condizioni. Molti produttori stanno puntando ad elevare il valore PPD a livelli prossimi a quello dell’SPF e non è infrequente notare denominazioni “esotiche” del Itipo: SPF:PPD = 1:1. Farsi consigliare un solare con un buon valore di PPD è sempre una buona scelta per chi vuole prevenire o limitare rughe, macchie e altri segni del tempo. Un’altra buona idea è impiegare in aggiunta uno stick ad alta protezione per proteggere con fattori maggiori le zone a rischio rughe (contorno occhi, zigomi, labbra e contorno, ecc.).

7. PROTEZIONE O ABBRONZATURA?


Alla base dell’eritema solare e dell’abbronzatura vi è l’esposizione ai raggi UV-B, perché l’abbronzatura “reattiva”, dovuta agli UV-A e dalla durata effimera, è dovuta all’ossidazione (e scurimento) della melanina preesistente, piuttosto che ad un accumulo persitente. Essendo comunque un processo lento (inizia a comparire almeno 72 ore dopo l’esposizione), consigliamo di esporsi senza fretta nelle ore calme della giornata, usando all’inizio fattori di protezione alti (SPF 30) per poi diminuirli (SPF 15) nelle settimane successive; si coniuga così un risultato duraturo e naturale, con la sicurezza di non incappare in eritemi o di invecchiare la pelle, perché più melanina significa anche più protezione dagli UV-A.

8. CREMA, LATTE, SPRAY OPPURE OLIO?


La scelta della forma è dettata dal fototipo e dagli orientamenti personali e sarà dettata dall’insieme di questi fattori. Spesso creme e latti vengono preferiti per la maggiore sostantività e per la capacità di incorporare più agenti idratanti, mentre la diffusione crescente dei prodotti spray (sia secchi che latti spray) è dovuta alla grande comodità e piacevolezza d’uso: non lasciano residui, sono facili da stendere e “spariscono” letteralmente sulla pelle: sono l’ideale per quella fetta di popolazione che rinuncerebbe altrimenti alla protezione, magari per pigrizia o per inconvenienti come la presenza di peli. Gli spray non sono, tuttavia, prodotti perfetti: spesso sono facili da stendere, ma difficili da dosare, con il richio di non avere mai abbastanza prodotto per proteggersi adeguatamente; quelli ad effetto asciutto hanno spesso l’alcool in formula e sono infiammabili; non possono essere applicati direttamente sul viso per non irritare gli occhi o inalarne; spesso gli schermi solari non sono associabili in formula e si devono impiegare, giocoforza, filtri datati come il benzophenone-3. Se il giusto sta nel mezzo, si può scegliere di coprire alune zone del corpo, le più esposte, come spalle e petto, con latti ad alta protezione, lasciandoli fissare per 20′ prima di esporsi; il resto del corpo può essere protetto con lo spray, facendo attenzione a “campire” tutta la superficie cutanea; per la zona del viso, è consigliabile invece, restare sull’accoppiata crema + stick, più sicura per quanto concerne la protezione da eritemi e invecchiamento cutaneo

9. FOTOPROTEZIONE ESTESA: DI CHE COSA SI TRATTA?


Con “protezione estesa” si intendono tutte le caratteristiche di un solare che vadano oltre la protezione UV. Tra tutte, le caratteristiche idratanti e quelle antiossidanti sono le più richieste. Gli Idratanti. II Sole non emette soltanto raggi ultravioletti, ma una complessa radiazione policroma in cui gli infrarossi hanno un ruolo importante, provocando nell’organismo umano la sudorazione. La perdita d’acqua previene l’aumento di temperatura, ma può portare a disidratazione e secchezza della cute: per prevenire questo fenomeno, molte aziende implementano agenti idratanti nelle formule: dall’acqua termale al glicerolo, passando per zuccheri come il trealosio, la lista dei componenti è imponente ed è consigliabile lasciarsi suggerire un solare idratante dal personale addetto alla vendita piuttosto che basarsi sulle indicazioni di confezioni; soprattuto in caso di bambini e over 50, l’idratazione è una caratteristica desiderabile.  Un antiossidante è, invece, un riducente biocompatibile che interviene in reazioni redox aspecifiche, prevenendo il danno a cellule e tessuti. Lo sono molte molecole, come la vitamina C, la E o l’acido Lipoico, oppure molecole di natura estrattiva (da vegetali) come l’EGCG da tè verde, il betacarotene o il licopene; altre ancora, come la catalasi, hanno natura peptidica: l’elenco sarebbe lungo e basterà ricordare che, per quanto ad “ampio spettro” nessun solare evita completamente lo sviluppo di radicali liberi a livello cutaneo; in particolare, i ROS (Reactive Oxygen Species) innescati indirettamente dagli UV-A finiscono per danneggiare strutture cellulari. Per cui, moderare l’esposizione è sempre una buona idea.

10. SOLARI PER ADULTI E BAMBINI: QUALI SONO LE DIFFERENZE?


Le aziende tendono a differenziare molto i prodotti e spesso i solari hanno formule estremamante diverse tra loro; tuttavia,  i solari per bambini e quelli per adulti differiscono soprattutto per le caratteristiche di protezione estesa, con quelli pediatrici che sono spesso molto idratanti e ricchi in vitamina E. Come filtri vengono preferiti quelli fotostabili per garantire il fattore SPF e non “appesantire” la formula con stabilizzatori quali l’octocrilene. In definitiva, si bada alla sicurezza e a come garantirla, condizione che rende il solare pediatrico un’ottima protezione per gli adulti che devono limitare l’esposizione agli UV, vuoi per prevenire l’invecchiamento cutaneo, vuoi per evitare ulteriore danno alla cute. I solari “per adulti” prendono in considerazione, invece, aspetti come la comodità d’uso (cruciale per chi non vuole perder tempo nell’applicazione), l’intensificazione dell’abbronzatura (es.addizione di tirosina), l’azione di maquillage ( creme solari colorate), ecc. Spesso dettati da esigenze di mercato e orientamenti culturali, gli sviluppi dei solari per adulti offrono grande libertà all’industria cosmetica europea, che innova annualmente line up. Negli States, il sunscreen è reputato un farmaco OTC a tutti gli effetti, la scelta dei filtri è limitata a quelli approvati FDA e si assiste ad una maggiore standardizzazione di prodotto.

*: lo spettro UV coperto è praticamente allo stesso modo da solari con SPF 30 o superiore e questo può portare in confusione l’acquirente

**: e in parte il rischio di trasformazione tumorale

***: le condizioni di laboratorio prodotte negli studi rispecchiavano condizioni limite, non rappresentative dei prodotti sul mercato perché l’uso degli stabilizzatori permette di ottenere formule sicure e stabili.

****: Persistent Pigment Darkening

Michele

CTF, attualmente num.933 dell'Ordine Farmacisti Latina. Amo la farmacologia, la divulgazione scientifica e la tecnologia.

Tutte le storie di:Michele