MARE E PISCINA: ACQUE DIVERSE, STESSO SOLARE?
L’acqua di mare e quella di piscina sono chimicamente differenti: la concentrazione salina, il pH e la presenza di derivati del cloro rendono l’acqua di piscina, sebbene “pulita”*, più aggressiva sulla pelle, in grado di danneggiare lo strato corneo e/o decomporre le protezioni solari eventualmente applicate. | prodotti per la fotoprotezione dovrebbero quindi essere scelti in base al luogo [mare, piscina o montagna], essendo tra loro molto diversi. Alcuni potrebbero non essere adatti all’ambiente delle swimming pool, soprattutto se si hanno bambini, a causa delle frequenti immersioni. Negli articoli precedenti abbiamo spiegato come scegliere il solare più adatto in base alle esigenze più generali, ma quando si tratta di piscina, l’esposizione ad acqua arricchita con cloro porta molti solari ad una decomposizione facile, con perdita di efficacia protettiva. Un solare da piscina deve essere fotostabile, resistente all’acqua e alla frizione (dell’asciugamano) e soprattutto inerte chimicamente, caratteristica rara, almeno nei prodotti più commerciali. Senza entrare nei dettagli chimici, molti filtri solari, tra cui i benzofenoni [es. oxybenzone] e i cinnammati, vengono decomposti dal cloro [ipoclorito] presente nell’acqua, perdendo la struttura originale e con essa la capacità di assorbire gli UV-B e UV-A. Questo riduce molto il fattore di protezione solare [SPF], anche se in maniera imprevedibile. Anche gli schermi fisici, come il biossido di titanio, tendono a rovinarsi in piscina, perché il rivestimento in sali d’alluminio tende ad essere disaggregato dall’acqua di piscina; una volta liberato, il biossido di titanio innesca la produzione di radicali liberi dell’ossigeno, soprattutto se stimolato dalla radiazione UV.
IL SOLARE IN PISCINA: BAGNARSI E ASCIUGARSI
La protezione solare si riduce con i bagni frequenti, perché i solari sono testati per resistere a circa 4 immersioni da 20, quando vengono definiti resistenti all’acqua. Spesso, i bambini si immergono con frequenza maggiore, entrando ed uscendo dall’acqua. Il dilavamento del solare sulla pelle è invisibile, ma costante e quello che non fa l’acqua è realizzato dall’asciugamano, che asporta buona parte del solare rimasto. Per cui, la raccomandazione di riapplicare il solare dopo un’immersione è sempre valida.
QUALE SOLARE SCEGLIERE, ALLORA?
Scegliete il vostro prodotto preferendo un solare che:
Abbia una protezione più alta rispetto a quanto necessario: la prudenza è dovuta all’impossibilità di prevedere la permanenza sulla pelle: quello che non si decompone per via del cloro, può essere rimosso dall’asciugamano o disperdersi in acqua
Non contenga benzofenoni, cinnamati o biossido di titanio: i primi sono vecchi filtri organici, usati perlopiù per abbassare i costi di formulazione. Sono intrinsecamente instabili, tanto più se esposti all’acqua clorata.Sebbene possano far raggiungere buoni valori di SPF, potrebbere scendere rapidamente e in maniera imprevedibile per effetto del cloro. IL biossodo di titanio può catalizzare, invece, decomposizione di altri filtri filtri chimici e lo sviluppo di radicali liberi. I nomi commerciali più comuni sono ethylhexilmethoxycinnamate, Octyl methoxycinnamate, benzophenone-3, Oxybenzone e Titanium Dioxide. In più hanno dimostrato di essere assorbiti {cinnamati, soprattutto] attraverso la pelle ed escreti nelle urine, caratteristica non desiderabile per un solare.
Possibilmente sia formulato come spray. Considerate le frequenti applicazioni, un solare in spray risulta più comodo da applicare, proteggendo meglio la pelle, soprattutto quella dei bambini.
*: da un punto di vista microbiologico