Vitamina D3: Se Fosse Tutta Colpa dell’Assorbimento?

Vitamina D3: Se Fosse Tutta Colpa dell’Assorbimento?

2560 1440 Michele

Gli studi sulla vitamina D hanno dimostrato una generale inefficacia nel prevenire patologie come il diabete o le infezioni respiratorie. Buona parte dei risultati può tuttavia essere viziata da problemi di progettazione e non va esclusa la possibilità che nuove pubblicazioni dimostrino un effetto concreto per questo nutriente. Affrontare il tema dell’assorbimento, da sempre croce per alcune vitamine, è il primo passo per migliorare la qualità dei dati e a non lasciare “sulla carta” il benessere dei lettori. Esamineremo le problematiche principali dell’assorbimento della Vitamina D e le strategie per migliorarlo, così da ottimizzare i livelli di Vitamina D ogni giorno.

La Biodisponibilità della vitamina D è compresa tra il 30 e il 50% della dose somministrata. Questo causa problemi nel raggiungere e mantenere livelli vitaminici compresi tra 20 e 30 ng/mL


 

Struttura della Vitamina D3.

La struttura della vitamina D3 – con prevalenza di carbonio e idrogeno sull’ossigeno – la rende insolubile in acqua.

La Vitamina D si Assorbe a Metà

Semplificando si potrebbe dire che oltre il 50% di una dose orale di vitamina D non viene assorbito. Le caratteristiche chmico fisiche della molecola e quello che succede nella digestione rendono la somministrazione poco “disponibie” per l’organismo. Come tutte le sostanze solubili negli oli, il colecalcoferolo ha poca o nulla solubilità nell’acqua; per entrare in circolo, deve essere emulsionata dalle secrezioni della biliari ed essere assorbita dalle cellule dell’epitelio intestinale. Qualsiasi alterazione di questo processo può compromettere l’assorbimento. Diarrea, assunzione a stomaco vuoto, cistifellea ostruita dai calcoli sono solo alcune delle condizioni che possono ridurre la quota di colecalciferolo in circolo. Altre condizioni sono collegate a come viene presentato al corpo il nutriente, ossia a quale formulazione viene impiegata. Di norma la vitamina in commercio si formula in soluzione oleosa, ossia sciolta in oli, come l’olio d’oliva. Questa ha il vantaggio di sicurezza e capacità solvente, ma una volta ingerita, affronta tutte le problematiche indicate in precedenza.



In particolare, se le assunzioni si riducono a boli settimanali o mensili, l’assorbimento può risentirne in modo critico. Avere un qualsiasi problema digestivo, dalla diarrea alla costipazione, può compromettere settimane o mesi di terapia. Molti studi hanno adottato questo schema per migliorare l’aderenza terapeutica, peggiorando tuttavia la qualità del risultato.

Meglio Piccole Dosi Ogni Giorno


Un primo passo per migliorare l’assorbimento è riconsiderare Lo schema dell’alto dosaggio. E’ stato un approccio molto usato negli studi, perché migliora l’aderenza. In alre parole, per il paziente è più difficile dimenticare la dose. Lo svantaggio è postulare un assorbimento ideale da parte del paziente, condizione che può darsi – o meno – nel Mondo reale. Somministrare piccole quotidiane, per quanto scomodo e incerto, può risultare più affidabile, essendo nel medio termine più probabile una regolarità gastroenterica.


Meglio Durante il Pasto

Un primo passo per migliorare assorbimento, dati e benessere dei pazienti è rappresentato dallo stomaco pieno: ingerire la vitamina D3 insieme al cibo stimola la secrezion biliare della cistifellea, che mescolandosi al bolo permette di ottenere un’emulsione in cui le goccioline di olio, finemente disperse, entrano in contatto meglio con l’intestino tenue, permettendo un maggior passaggio del colecalciferolo nel sangue.


Una Soluzione? Ridurre le Soluzioni… Valutando i Liposomi

I Liposomi sono strutture da tempo impiegate in tecnologia farmaceutica. Tramite un doppio strato di grassi [Fosfolipidi] creano una camera interna di tipo acquoso, che viene protetta dall’ambiente esterno. Nel caso di vitamina D, questa si distribuisce all’interno del doppio strato lipidico: questo ne migliora la distribuzione in caso di apertura del liposoma per contatto con pelle o mucose.

Il liposoma può essere approssimato a una gocciolina dalla superficie grassa che ospita una camera acquosa al proprio interno. Le formulazioni in liposomi sono pertanto simili a finissime dispersioni [in media 0,1 µm] di goccioline lipidiche in una matrice acquosa. Rispetto a un’emulsione, hanno una superficie di contatto molto più ampia con la mucosa. Questo favorisce, in generale,  l’assorbimento delle sostanze contenute, che entrano in circolo in maggior quantità e con maggiore regolarità. I costi di produzione sono superiori, ma la stabilità e biodisponibilità, unitamente alla riduzione della dose giornaliera compensano l’aumentato importo. Formulazioni di questo tipo abbondano in cosmetica, in particolare per veicolare sul viso la vitamina E, mentre scarseggiano ancora gli integratori, limitandosi a una o due specialità.

Michele

CTF, attualmente num.933 dell'Ordine Farmacisti Latina. Amo la farmacologia, la divulgazione scientifica e la tecnologia.

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